CAPITOLO
12: CONCLUSIONE
Molti
giovani e molte donne, soprattutto, sperimentano notevoli disadattamento alla
vita. Sono loro i principali depositari dei disturbi del carattere come oggi
vengono chiamate le nevrosi. Per adattarsi alla vita, nei casi più problematici
di scollamento dalla realtà oggi esistono varie tecniche di aiuto, sia che si
tratti di auto aiuto, sia tramite un terapeuta, un gruppo, o l'assunzione di
psicofarmaci.
In questa sede noi tramite Gummy il protagonista e Taky il terapeuta, ci proponiamo
di sostituire le figure del modello, del padre buono, l'esempio a cui ispirarsi
che spesso manca al "bizzarro" dei nostri tempi che, per solitudine, pigrizia
e timidezza ha perso la speranza di partecipare alla vita e si arrovella a rispondere
a domande o problemi a cui non sa dare risposta. Spesso quella che più gli corrisponde
è la distruttività, verso sé stesso e gli altri.
Oggi, con l'esperienza che hanno le scienze umane, è possibile catalogare i
tipi di problemi e aiutare chi ne ha a cambiare il proprio comportamento riconoscendo
i processi mentali che distorcono la realtà e rendono disadattato, spesso, chi
è più sensibile e più dotato di altri.
Attraverso il nostro personaggio, il suo habitat di amici, la sua realtà quotidiana,
l'esemplificazione di sintomi di disagio e sconfinamenti nelle crisi, noi vogliamo
facilitare l'auto-diagnosi di chi è interessato a questo tipo di disturbi e,
si potrebbe dire, alla realtà contemporanea, visto che la società occidentale
è indirizzata sempre più spesso a solitudini e comportamenti maniacali. Oltre
alla conoscenza, vorremmo fornirgli tecniche di cambiamento di comportamento
e di percezione della realtà in modo più aderente al vero. Inoltre vorremmo
fornire un modo di controllare i risultati e i tempi necessari per il miglioramento.
A volte la vita sostenuta da cattive abitudini e ripetitività è più facile,
ma alla fine è proprio la sua ridicola ripetitività e il confinamento progressivo
di chi si sottomette ai suoi riti sempre uguali che la rende insopportabile.
E quindi, visto che uno dei valori della vita più interessanti è il cambiamento,
pensiamo di dare un apporto e un sostegno a chi, sia per pigrizia, sia per paura,
sia per mancanza di tempo e conoscenza non lo affronta. Perché pensa di sperimentare
da solo un disagio che è invece comune a tanti. Fare in modo che i diversi si
riconoscano e che individuino orizzonti e territori comuni, non sentendosi solo
la punta di un iceberg ma la sensibilità futura stessa che ha solo bisogno di
esprimersi e di essere ascoltata.
CONOSCERSI
Per
facilitare l’autoriconoscimento, ricorriamo ad una facile catalogazione di
modi di esistere in relazione agli stati emotivi, con relativi comportamenti
e aspettative.
STATI
DIPENDENZE
VERSO
Benessere Progetto Sviluppo
Essere Abitudini-ripetitività
Destino
Malessere Sintomo
Stasi-sospensione
Non
essere Regressione Perdita
di sè stessi
Dal
grafico possiamo vedere che:
-
chi sta bene deve il suo benessere ad un progetto di qualsiasi tipo materiale,
affettivo o di ruolo che tende allo sviluppo in modo giornalmente costruttivo
-
chi solo esiste affida la sua vita ad una ripetitività quotidiana abitudinaria
che accetta il destino senza la possibilità di cambiarlo
-
chi sta male avverte un disagio progressivo e sente la vita di tutti i giorni
come una perdita di sicurezza mista a paura e avviata verso un blocco
-
chi non riesce a crescere ed è in balia di modelli e persone lontane dalla
sua natura, comportandosi in modo regressivo non potrà che perdersi.
Per
passare da un modo di esistere ad un altro e’ imperativa la volontà
di conoscere se stessi, di dare una risposta all’eterna domanda “Chi sono?”
“Di cosa soffro?” “Come posso cambiare?”
E’
anche imperativo dedicare energia al superamento delle paure, alla correzione
di concetti errati provocati da una distorsione della realtà, o meglio di
una scorretta distinzione tra immaginazione, realtà e virtualità. Così com’è
imperativo accettare la dipendenza da forze costruttive come l’amore e la
creatività, anziché trincerarsi dietro la forza negativa del no.
Paura,
ansia, depressione o rabbia: essere ansiosi o depressi, così come essere timidi,
sarebbe come rimarcare nella nostra cultura rampante e arrivista debolezze
del tutto fuori luogo. L’ansioso percepisce il pericolo e avendo poca fiducia
in se stesso desidera la fuga verso un luogo sicuro. Il depresso vede la routine
della vita come pesante e cerca il modo di allontanarsi dalla pesantezza o
dalla vita stessa. Il paranoico, invece, si concentra sull’ingiustizia o sulle
motivazioni cattive che sono alla base di presunti attacchi o violazioni del
suo territorio e sfocia spesso nella rabbia e nella violenza.
Sono
tutte esigenze dell’anima che se si ignorano e si lasciano proliferare indosseranno
il linguaggio del corpo attraverso piccole e grandi disfunzioni a seconda
dell’incapacità di riconoscerle e di occuparsene.
Meglio
quindi conoscerle.
INIZIALI
SINTOMI DI DISAGIO
Coliti
Allergie
Schiena
e collo bloccati
Disfunzioni
sessuali
Herpes
Mal
di testa
Pressione
alta
Tachicardia
Aritmia
Tendenza
a farsi frequentemente male
Difficoltà
ad addormentarsi e insonnia mattutina
Dormire
meno di 8 ore
Sentirsi
troppo impegnati per avere cura di sé
Guidare
a rischio
Sobbalzare
facilmente
Andare
a letto senza lavarsi i denti nè altro
Dimenticare
i nomi delle cose più semplici e le traduzioni più ovvie
Lasciare
la scrivania in disordine
Incapacità
di concentrazione
Sentirsi
stanchi e esausti di tutto
Irritabilità
e impazienza
Suscettibilità
a raffreddori e malattie
Sentirsi
vulnerabili e senza fiducia
Avere
incubi notturni
PAURA
Tutto
deriva dalla paura. La paura fa parte della vita. Quando è ben calibrata serve
alla sopravvivenza propria e degli altri. Ma a volte può, in eccesso, paralizzare
ogni slancio vitale: sentimenti, creatività passioni o addirittura trasformarsi
in ansia, in fobie, ossessioni compulsioni e crisi di panico.
Le
più generiche paure sono:
-
che niente abbia senso
-
del vuoto (vertigini, il tempo libero, lo spazio libero)
-
dell’abbandono da parte di qualcuno essenziale alla nostra vita
-
di sentirsi in colpa per aver osato troppo e temere la giusta punizione
-
di liberarsi delle proprie nevrosi
-
di perdere il controllo o addirittura la testa
-
del cambiamento
-
della libertà
Che
in termini più quotidiani sono la paura degli ascensori, delle gallerie, dei
viaggi in aeroplano, e le più comuni paure sociali come essere accettati o rifiutati,
ammirati o ridicolizzati. Al limite della paura, anche essere giudicati.
Chiaramente
la varie paure possono essere concatenate o addirittura dei derivati delle principali.
Per
arginare queste paure si possono assumere vari comportamenti o anche maschere
che chiameremo atteggiamenti o meglio disturbi di personalità fra cui i più
comuni sono:
-
disturbo paranoide: dubbio e sospettosità, rabbia, rancore e gelosia ingiustificata.
Chi ne soffre distorce spesso i significati della realtà
- disturbi istrionico: volere sempre essere al centro dell'attenzione facendo di tutto perché ciò accada. Esagerano nell'esprimere le emozioni con le quali hanno un rapporto superficiale e mutevole
- disturbo narcisistico: vivere un senso di grandiosità pensando di essere molto ricercati ed amati e al contempo avere disprezzo per la sensibilità degli altri. Sono testardi, superficiali, disinvolti sfruttatori anche se non disonesti
-
disturbo evitante: essere inibiti nelle situazioni sociali, spesso rifiutare
promozioni, nuove amicizie sia per la sensazione di non essere all’altezza,
sia per non essere sicuro di piacere e di non essere ben accolto. Anche l’intimità
è difficile a meno che non ci si senta sicuri di un’accettazione incondizionata
-
disturbo dipendente: essere ipersensibili alle critiche, ricercare continuamente
rassicurazioni, non saper stare soli, essere un perfetto “yes man”
ANSIA
Anche
l’ansia, come la paura fa parte della vita. Può essere paralizzante e sfociare
nella depressione o essere creativa.
Ricordiamoci
che tutti gli illuminati della storia dell’umanità hanno avuto disturbi
del carattere e difficile collocamento nei loro tempi per scarsa comprensione
coi loro simili. Ognuno, grande, piccolo, potente e non ha la sua ricetta personale
per combattere la morte. Più è largo il gap che separa ognuno di noi dai
modelli del nostro tempo più coloro che vorranno sopravvivere dovranno far accettare
la loro visione del mondo attraverso esempi e creatività comunicabili, qualsiasi
sia il loro mezzo espressivo e il loro pubblico.
Quando
il bizzarro si pone l’interrogativo “sono pazzo?” “sono irrimediabilmente solo?”
basterebbe una risposta significativa magari anche proveniente dalla Cina per
farlo sentire in compagnia. Spazio tempo e successo sono varianti irrilevanti
nello spazio siderale che è l’orticello in cui coltiviamo i contatti quotidiani
oltre lo schermo del computer.
Come
vivere? Quali sono i valori vincenti del nostro tempo? La cultura, il cinema,
la poesia ci parla di questo. In questa sede parliamo solo di regole generali
per affrontare la vita, come fossero un medicinale da banco o il vecchio
saggio che è scomparso dal nostro quotidiano.
Tutto
questo per dire che l’ansia può trasformarsi da negativa in positiva se
incanalata nella creatività. E’ il progetto che può trasformare gli incubi e
le ossessioni in elargitori benefici di armonia e benessere invincibile.
L’ansia
negativa invece si può manifestare con insonnia e dimagrimento.
Con
sonno e ingrassamento o essere bipolare con episodi alternati di depressione
e euforia, caratterizzata da:
-
esagerata e immotivata allegria
-
irritabilità
-
voglia di parlare continuamente
-
aumento esagerato dell’attività lavorativa e sessuale
-
esagerazione della stima di se
-
ridotto bisogno di sonno
-
spese eccessive
-
ridotta capacità di valutare gli effetti del proprio comportamento.
La
depressione, che è invece l’altra faccia del disturbo bipolare si può presentare
con idee fisse: di essere rovinato, di colpe immotivate, d’inguaribilità, che
possono sfociare in fobie compulsioni, ossessioni e attacchi di panico. Di questo
parleremo fra breve.
Esiste
anche una depressione geriatrica che compare dopo i 60 anni e una depressione
dovuta ad abuso di sostanze stupefacenti e alcool.
Anche
l'ansia genera comportamenti catalogabili. Non sono completamente
diversi da quelli generati dalla paura perché anche l'ansia ha come motore la
paura. Semplicemente elenchiamo altri tipi umani con difficoltà di adattamento
alla vita, al desiderio, alle relazioni:
-
ANESTETICI Non si tratta di persone che usano antidoti alla sofferenza come
partire per un viaggio, consultare uno psicoterapeuta, prendere antidepressivi.
Gli anestetici fanno scelte molto più drastiche relegandosi al di fuori della
realtà. Sono i veri negatori dei propri istinti. Un evento eccezionale può risvegliarli
a guardare il mondo o a relegarli definitivamente alla rinuncia.
-
ESTETICI Sono quelli che sembrano volere sempre il meglio dalla vita, mai paghi
di quanto acquisito vogliono sempre abbellire sè stessi, ma la ricerca
degli istinti e dei desideri autentici lascia molto a desiderare.
-
TIMIDI Non godono di buona reputazione nel mondo di oggi, competitivo e rampante,
nel quale il controllo delle emozioni è di rigore. Può essere un'espressione
autentica invece, vissuta con la paura, si accoppia a un'interpretazione errata
della realtà. Esistono certi timidi che vivono con tali maschere che all’improvviso
potranno mostrare rabbia, aggressività e anche odio lasciando tutti allibiti.
-
SCHIAVI Temono i rivali perché sono sostanzialmente schiavizzati da sensi persecutori.
Spesso soffrono di ansia da prestazione. Prendono tutto sul serio e spesso sono
esposti a scherzi, che digeriscono male. Sono malati di protagonismo. Hanno
una vita fatta di sospetti senza senso.
-
CRITICI Tutto per loro non va bene. Sognano una vita straordinaria e intanto
si lasciano sfuggire ciò che viene loro offerto. Spesso vengono messi da parte
e traducono questa frustrazione in disprezzo per gli altri. Togliendo loro valore
si illudono di essere più importanti. Per loro non sono mai sufficienti i riconoscimenti,
il che a volte li porta all'oscuramento dei loro pregi.
-
SINTONIZZATI Sono quelli conformati agli istinti di massa. Fuori dai giri giusti
si sentono persi, tanto da sentirsi gettati nello sconforto.
-
FUGGITIVI Sono gli anticonformisti e provocatori che sfidano le regole sociali
e la morale dominante. Cercano la sensazionalità per definirsi diversi nell'evadere
la realtà. Cercano spesso riferimenti spirituali aderendo ad esempio ai dettami
della new age o di altre possibili fedi. A volte assumono atteggiamenti caricaturali
nel frequentare corsi per dare una svolta alla propria esistenza.
-
RIPETITIVI. Hanno la coazione a ripetere comportamenti che li mettono al riparo
da un rapporto profondo con se e con gli altri.
DEPRESSIONE
Nella
depressione assistiamo alla più spettacolare rinuncia degli istinti.
E’
solo l’istinto di morte che riempie la scena e una disistima senza rimedio.
E’
caratterizzata da sensazioni di stanchezza e svogliatezza. Da disinteresse
crescente a vedere persone o di lavorare, da difficoltà di concentrazione, da
pensieri molto negativi sul significato della vita, da scomparsa del desiderio
sessuale. Scompare anche l’umiltà di pensare che nella vita ognuno ha un compito
anche molto piccolo, ma che serve a un equilibrio superiore, come quello che
offre un arancio a una pila di aranci e una volta sottratto determina il crollo
di tutta la costruzione.
La
gente normalmente reagisce alla depressione assumendo degli atteggiamenti e
delle maschere simili a quelle che assumono gli ansiosi e in generale
tutte le vittime della paura.
L’energia
è un fattore determinante per esorcizzare la paura che si nasconde di volta
in volta dietro ai sensi di colpa, all’allontanamento dei desideri e all’accettazione
di una vita vuota fatta solo di doveri e regole.
L’equilibrio
tra libertà, energia e volontà trova nuove soluzioni alla vita, all’amore, al
lavoro. Mantenendo le paure sotto controllo.Tale equilibrio determina la qualità
della persona e le sua possibilità di essere recepita dagli altri. Quindi
paura e pigrizia, che prese nella giusta dose possono essere positive, devono
essere ben calibrate per non diventare una rinuncia totale alla vita come nella
depressione.
FOBIE
A
differenza della paura sono immotivate. Se si fissano su particolari feticci
tipo ragni, vertigini, tunnel e simili, chi ne soffre può benissimo sopravvivere
evitandoli anche se l’incontro occasionale con questi archetipi può provocare
intensa ansia. Il problema diventa più grave quando le fobie sono di tipo sociale.
Si presentano quando non si ha familiarità con i soggetti o le situazioni
con cui si viene a contatto o se ne teme il giudizio. Questo può portare
ad atteggiamenti eccessivamente rinunciatari per non esporsi a un disagio emotivo
insopportabile. Ad esempio l’agorafobia può portare a veri e propri attacchi
di panico.
L’agorà
era il luogo di incontro nell’antichità. Il luogo era affollato, ma non per
questo sicuro. Ci si può sentire soli nella folla o prigionieri senza sbarre
nella claustrofobia, se si ha una tale sfiducia in sé stessi e negli altri da
temere di non poter ricevere aiuto in caso di un attacco di panico. Proprio
per paura che un attacco arrivi all’improvviso in un posto dove è difficile
ricevere aiuto o scappare, chi ne soffre sceglie di rimanere chiuso in casa
o affrontare i luoghi temuti accompagnati da qualcuno di fiducia. Nei casi più
gravi d’incapacità di stabilire relazioni umane, si cade nell’isolamento.
Gli
attacchi di panico sono caratterizzati da paura intensa associata a vertigini,
difficoltà di respiro, batticuore, tremore, sudore, vampate di caldo, senso
di morte imminente, di perdita del controllo, della testa, di impazzire.
In
seguito vengono consultati specialisti del cuore, del cervello, della circolazione,
che negano implicazioni organiche. In genere l’attacco non dura più di un’ora,
ma la sofferenza è altissima.
Comunque
è sicuro che è importante gestire questi attacchi di panico perché devono a
un certo punto cessare per non intaccare veramente le funzioni vitali.
L’assunzione
di psicofarmaci è consigliata solo sotto diretto controllo del medico, solo
in casi gravi o in seguito a traumi. Come la perdita di un amato, di uno status
simbol, di ideali e certezze, o di sogni e amicizie perseguite nel tempo.
Nella
normale routine, la terapia farmacologia impedisce la normale ricerca di soluzioni
con propri talenti ed energie.
OSSESSIONI
E COMPULSIONI
Fra
queste le più famose sono l’alcolismo e l’assunzione di droghe. Come si è già
detto anche loro sono generate dall’incapacità di trovare relazioni
soddisfacenti nella propria vita. Sono diretti derivati di una eccessiva
richiesta di amore e di benessere.
Noi vogliamo sempre rivivere i momenti felici della nostra vita, a volte ricercandoli artificialmente attraverso una sostanza o un evento che ci diano un cambio dell’umore, come l’eccitamento, la sazietà o la trance.
Tutto
questo lo vogliamo al riparo di implicazioni di responsabilità e di rapporti
di dipendenza affettiva. Praticamente vogliamo tutto under-control, separati
dalla realtà che, con i suoi suoni, odori e difficoltà ci riesce noiosa e ripetitiva.
In realtà l’ossessivo è un gran viziato da ciò che ha assaporato forse da piccolo,
da qualcosa che ha vissuto, difficile da riprodurre. Da un altro punto di vista,
l’ossessivo, è dotato di ultrasensibilità che diventa vulnerabilità personale.
Può essere ereditata o dipendere da una chimica cerebrale sensibilizzata
da traumi o dall’assunzione di sostanze o da ripetuti stress.
Molti
non parlano dei loro disturbi perché si vergognano. Riconoscono che questi pensieri
e comportamenti ripetitivi sono esagerati, irragionevoli e assurdi, ma non riescono
a bloccarli. Hanno spesso bellezza e capacità inesplorate che non
riescono a usare così come non riescono a oltrepassare i limiti dei loro chiusi
orizzonti, avendo però coscienza dei loro talenti notevoli e non riuscendo a
renderli positivi.
Per
ovviare preferiscono dimenticare e ricorrere a rituali riempitivi del tempo.
Per non avventurarsi in territori sconosciuti che potrebbero procurar loro sofferenza.
L’ossessivo
allontana da sé gli scopi della vita che sono di ricerca e mutazione miste alla
conservazione degli affetti.
Ad
esempio un bulimico, dopo una battaglia col partner si abbandona
ad un’abbuffata e si illude di aver risolto il problema del rapporto con gli
altri perché si sente sazio.
La
sua forza di isolarsi è illusoria perché non si può vivere a prescindere dagli
altri, manipolando gli altri perché alla fine si verrà manipolati dagli altri.
Il
rituale e i mezzi per raggiungere il distacco dalla realtà è più importante
degli altri, anche di sé stessi. Ma più importante di sè stessi c’è l'incapacità
di far del male. E' questa forse la differenza che salva gli ossessivi morali
da quelli disposti a far di tutto perché considerano di non aver niente da perdere
agendo male. Spesso si servono di persone importanti come capri espiatori e
quando le perdono sono a loro volta perduti. Per tutti gli ossessivi comunque,
quando manca la possibilità del cambio di umore, l’idea fissa può permearli
fino a far impallidire qualsiasi argomento.
E’
l’unica cosa che sembra seduttiva per cui è normale rischiare, diventare
bugiardi per partecipare in modo molto intenso, ma non intimo alla
vita degli altri. Perché l’intimità si costruisce col tempo e con la sicurezza
del progetto.
A
volte solo un’ossessione come la paura dell’abbandono può dare contorni a una
persona illudendoci di amarla, ma non si può vivere solo di abbandono come di
negatività. E’ come scegliere di perdere tempo rispetto a una generosità costruttiva
che da’ dignità all’essere umano.
Curarsi
significa riconoscere la propria malattia, ricontattare gli altri e quindi capire
di averne bisogno per uscire dal proprio isolamento. Costi quel che costi: telefonate
che rappresentano uno sforzo o esposizione a nuove esperienze che ci fanno paura.
Si
capisce che per molte persone abituate a ricevere e a fare molte
telefonate al giorno parlare d’isolamento è un’ assurdità, ma la comunicazione
deve essere riempita di significato.
Anche
il lavoro se non è utile per sé e per gli altri diventa un rituale vuoto di
significato.
L’iter
classico degli ossessivi è comportarsi per po’ entro i limiti dell’accettabilità
cioè seguendo la convenzione, poi cominciare a proteggere il segreto della propria
infelicità e diversità, criticando tutti e ritirandosi dagli altri, poi relazionarsi
con chi si rivolge a loro perché legato dal dovere.
Bulimici,
anoressici, maniaci del sesso, del gioco, dello spendere, della pulizia, del
lavoro, dello spostamento, della T.V., di Internet, con varie altre sindromi
autolesioniste, vergogna e disperazione causate da pensieri fissi di nessuna
utilità e coazione compulsiva a ripetere altrettanto inutili rituali.
Il
problema di queste manie è che tendono a occupare il tempo della vita e compromettono
relazioni sociali e lavorative per la loro invasività sempre più presente nel
quotidiano e nelle finanze di chi ne soffre.
In
più succede che più si cerca di capire cosa eccita il ricorso ai rituali, all’uso
di sostanze e comportamenti, più si corre il rischio di risuscitare il disturbo.
Proprio lasciando che i pensieri confluiscano si argina il disagio. Quindi è
consigliabile prefissarsi di dedicare più ore al giorno al pensiero di idee
fisse per esorcizzarle, per esempio, decidendo: “per due ore mi dedicherò a
risolvere il problema”. Ci si renderà conto della pochezza del problema.
E
QUINDI IL PROPRIO DESTINO
Si
vive lontani dai propri istinti e dai propri desideri spesso perché non li si
conosce
I
filosofi che, nell’antica Grecia, zoccolo duro della saggezza del mondo,
erano “incaricati” della divulgazione scritta o orale del pensiero, raccomandavano:
"conosci te stesso".
Gli
attuali strateghi del saper vivere raccomandano lo stesso.
Se
non c’è un’inclinazione naturale si raccomandano alcune regole:
-
Riconoscere il proprio stato di allarme tramite sintomi indicativi tipo allergie,
eccitabilità ecc.
-
Decidere di cambiare
-
Decidere di aver bisogno di aiuto e se non altro di comunicare in modo più sincero
magari sconfinando in altri ambienti e territori
-
Rivalutare le proprie priorità
-
Abbandonare le reattività e le rimozioni, preferendo un disegno di vita legato
a un vero bisogno
-
Identificare chi vi prosciuga le energie e chi e cosa al contrario le alimenta.
A questo scopo è consigliabile elencare di difetti e qualità che amate
o detestate. Scrivere è un aiuto nella conoscenza di sé stessi
-
Identificare attraverso i sogni e la loro annotazione i vostri più profondi
desideri e paure, per sapere se siete soddisfatti o in pericolo
-
Tenere un diario, perché è sempre un mezzo di sfogo e di comunicazione che
comunque rimane a dimostrazione della vostra esistenza. Non è importante partire
dalla spiegazione delle origini del mondo. Si può cominciare con: "Stamattina
mi sono svegliato… ho sognato che... quello che mi fa più paura... non lo amo
più perché..."
-
Fare ordine in casa vostra, come sulla vostra scrivania. Eliminare carte, giornali,
inviti, cose che non c’entrano col programma di vita che più o meno avete in
testa
-
Concedervi dei giorni vuoti per riconoscere i vostri desideri
-
Lasciare che la noia vi sovrasti per uscire dal dover essere e fare affiorare
la creatività
-
Riconoscere che il fare e il non fare comporta lo stesso senso di colpa se entrambi
in eccesso. Quindi se appartenete alla tribù di quelli colpiti da letargia non
sentitevi molto diversi dagli iperattivi, perché anche loro si dannano per tutto
quello che non riescono ad avere dalla vita
-
Affrontare nuove culture perchè da loro potrete decifrare i caratteri
della vostra personalità e per evitare che il gruppo di appartenenza vi inchiodi
alla falsità di maschere difensive, datate e mortifere
SENTIMENTI
E RELAZIONI
E'
nelle relazioni che si incontrano gli ostacoli più grossi, perchè è proprio
lì che la nostra paura si manifesta sollecitata dal comportamento incontrollabile
degli altri esseri umani.
Per
chi confonde i sentimenti con la voglia di controllo che esige la
perfezione, potrà solo scegliere la distruttività e la negazione.
Rompere
una relazione restituisce integrità. Urlare, insultare, ferire è un modo di
sentirsi esistere.
Avere
ragione dà autostima, avere torto è sintomo di fallimento. Queste cose a volte
sono necessarie per non farsi mangiare dagli altri, ma bisogna individuare fin
dove arriva la dignità per non accavallarla al desiderio di controllo.
Spesso
la gente sensibile rimane inchiodata a valori fissi per la paura di cambiare.
Addirittura imbroglia, applica strategie che distruggono la propria autostima
per mantenere controllo e potere sulle persone. Ad esempio ingannandole per
manipolarle. Controllati e controllanti temono entrambi il cambiamento.
Ma la crescita vuole dire cambiare e in questo sta il senso della vita. Anche
a costo di perdere una persona se non è in sintonia con la vostra crescita.
La
vita è armonia. Si fanno i figli quando si è tranquilli, e questo non è sempre
a portata di mano anche quando si è giovani, perché il vagabondaggio sessuale-sentimentale
non aiuta l'equilibrio che dà l'attaccamento a una persona. Che non è controllo.
Chi controlli in realtà ti odia.
Quindi
prima di distruggere un rapporto bisogna riconoscere, identificare e arrestare
la propria distruttività quando compare, per arrendersi alla necessità
di appartenere al mondo attraverso un rapporto di qualsiasi tipo, affettivo,
creativo o umanitario. Il rapporto richiede volontà e creatività insieme.
La gente che rincorre solo il piacere è monitorizzata sulle sensazioni e non
lotta con le difficoltà perché le sensazioni risultano senza senso.
L'io
che esiste è maturo, generoso, flessibile e democratico. Sa’ cosa lo drena e
cosa lo relega alla rabbia impotente, come sa’ cosa gli dà energia e voglia
di vivere. Ha fiducia nell’imprevedibile perché sa’ che non tradisce la vita.
PRINCIPALI ATTEGGIAMENTI
CHE
POSSONO DANNEGGIARE UNA RELAZIONE
-
Competizione: l'amore non si conquista con i punti come i regali al supermercato.
Chi tiene il conto dei favori fatti e dei doveri pretesi non fà altro
che partecipare a un gioco. E l'altro lo sente. Non si può per principio far
sentire la colpa di energie e di tempo dedicati. Tenere i conti significa raccogliere
le prove che il partner sbaglia.
-
Criticismo: focalizzarsi sulle colpe e non sulle qualità.
-
Intolleranza: sulle iniziative altrui pensando che solo la propria opinione
sia quella giusta.
-
Attaccare: quando l’altro non può difendersi. Essere intimidatorio, distruggendo
sistematicamente le certezze altrui.
-
Vittimizzarsi: per sfuggire al confronto, ricorrere all’ostruzionismo. Non definirsi
per non correre il rischio di cadere nell'odioso perfezionismo critico.
-
Confondere: non dare segnali giusti su cosa è importante. Il partner si dà da
fare in direzioni sbagliate. Ciò che conta non viene nominato
-
Perdono impossibile: amarezza e rabbia non spariscono mai. Non si perdona veramente
lasciando che ogni riferimento si ricolleghi al risentimento, pur non abbandonando
la relazione.
-
Insicurezza anormale: significa che la persona amata non è destinata. Temere
le voci. Non dire mai niente che rischi la disapprovazione.
-
Accondiscendenza: vivere in una dimensione in cui non si parla mai di ciò che
non va, alla fine rosicchia il rapporto. Nessun rischio, nessuna paura ma anche
“non vita”.
-
Rinuncia: oltre che a cambiare anche di capire, perché nell'infinita rinuncia
non si capisce più nemmeno come và il mondo.
COSCIENZA
DEL TEMPO
Il
problema del tempo è molto importante nella cura dell’equilibrio della propria
vita. La nostra vita è composta di 52 settimane in un anno, 168 ore la settimana
a cui normalmente non si dà peso perché, all’interno di una vita normale noi
consideriamo il tempo come garantito. Normalmente la giornata è suddivisa per
una persona matura in fasce orarie che si possono catalogare in:
-
10 ore di bisogni primari: dormire, mangiare e lavarsi
-
10 ore di lavoro compresi preparativi, spostamenti e pensieri
-
4 ore rimangono a disposizione per se stessi e relazioni affettive e sociali,
eventuali figli, il piacere, la cultura, cinema, musica, televisione, sesso,
rituali, shopping, sport, cura di se.
Sotto
stress si possono sostituire ai rapporti affettivi e al piacere pensieri fissi
e ossessioni derivati da delusioni emotive, per questo la nostra società tende
ad eliminare le emozioni come elemento di disturbo, che invece bisogna recuperare
per non ammalarsi.
Se
si desidera cambiare capendo che la vita è cambiamento, bisogna darsi dei tempi
per verificare la propria mutazione e la direzione, che deve rimanere positiva.
Ognuno
può fare il grafico della suddivisione del suo tempo, come si può vedere da
questi, il piacere e l’arricchimento culturale e spirituale e molto misero.
REGOLE
DI AUTOCONSERVAZIONE
-
Camminare, anzichè prendere il taxi o la macchina. Camminare per una distanza
ragionevole è anche più rapido.
-
Esercitarsi a riempire il tempo che non è nè divertimento, nè lavoro con attività
creative. Per esempio cucinare, curare le piante, o prendersi cura di un animale.
Tutto quello che è routine fa parte della vita come il cambiamento.
-
Chiedere l'aiuto solo di persone competenti a supportare i propri sforzi
-
Chiedere alla famiglia e agli amici di rispettare il tempo del proprio lavoro
eliminando chiamate inutili e interruzioni.
-
Permettersi l'aiuto di collaboratori per mansioni che non danno soddisfazioni,
risparmiando su altre cose.
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Dedicare molte attenzioni all'area del sonno facendo in modo che sia accogliente
e desiderabile.
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Dedicarsi alla cura personale, concedendosi degli accessori di vita che a seconda
del proprio standard possono riguardare il rilassamento, come la musica, i film,
i profumi, i suoni e quanto altro può rilassare come lo yoga e il training autogeno.